• Giulia nasconde il viso

    Punti di sospensione

    La privacy di mia figlia : come la tutelo

    Oggi ti racconto di come tutelo la privacy di Giulia.

    E perchè sono di quest’idea.

    DI QUANDO ANDIAMO IN GIRO

    In virtù del livello del suo spettro e delle abilità raggiunte, nessuno nota differenze comportamentali specifiche in Giulia.
    La tutela della privacy di mia figlia, in questi casi, non è fondamentale, perchè parlare con un estraneo della sua difficoltà è sicuramente consequenziale solo ad una necessità pratica.

    Come può essere andare in piscina o a fare una visita medica.

    Di solito evidenzio all’istruttore/terapeuta la sua insicurezza dinanzi a pratiche come sdraiarsi su un lettino o tuffarsi in acqua dove tocca, che la fanno sentire “indifesa”.
    O la convenienza a parlarle con espressioni corte, senza fare troppi giri di parole, che la porterebbero a non comprendere bene cosa deve fare o cosa sta per succedere.

    DI QUANDO VA A SCUOLA

    La tutela della privacy all’asilo, a Formigine, mi faceva pensare (a ragione) che gli altri genitori, non sapendo chi fosse o cosa avesse, potessero quasi aver timore a portare il proprio figlio in classe.

    Subito mi è venuto un altro pensiero.
    Ammettere che Giulia era” quel bambino”.
    Che aveva uno spettro autistico
    – e che la sua difficoltà principale era che parlava ancora poco.
    Avrebbe potuto relazionarsi in modo confuso con gli altri bambini.

    Ecco come ho tutelato la privacy di mia figlia

    Ritenendo prioritario assicurarmi che mia figlia venisse inclusa senza segreti di Pulcinella.

    Ho rischiato? Sì.

    Mi sentivo come uno dei primi malati di AIDS che ammettevano di aver contratto la malattia quando era considerato ancora un tabù rivelare come averla contratta.

    Ma sono bastati i primi giorni perchè tutti i genitori mi scrivessero per dirmi quanto Giulia fosse accogliente con gli altri compagni che arrivavano piangendo la mattina.

    Allo stesso modo ho tutelato la privacy di Giulia qui, dove viviamo adesso e frequenta la scuola elementare.

    Mi sarei aspettata qualcosa di diverso.

    Visto che viviamo in una comunità, piccola sì, ma non isolata dal resto del mondo.
    Piena di 30-40enni che vantano studi ed esperienze in grandi città dove argomenti come inclusione e bullismo sono molto più sulla bocca di tutti.

    E, invece, mi è bastato poco per valutare che qui molti nascondono persino fenomeni diffusissimi come dislessia o discalculia.

    Per paura che gli altri “adulti” contribuiscano ad isolare i propri figli.

    Capirai!

    Già venivo da Modena…
    Perciò – senza neanche saperlo – avevo sulle spalle il retaggio del “è arrivata questa e chissà cosa dirà del nostro paesino” (ti ricordi? Ti avevo accennato a questa diffidenza QUI)

    Durante il lock-down preventivo del 2021, scelsi di comunicare alle altre famiglie che Giulia- in virtù dei suoi bisogni educativi speciali – avrebbe svolto la DAD in classe.

    Nessuno – o quasi – ha capito che lo avevo fatto per evitare che gli altri bimbi – 5-6 anni come Giulia – avrebbero potuto chiedere come mai Giulia era a scuola e loro no, vedendo alle sue spalle le pareti della classe.

    Non ti so dire se è iniziato allora, ma l’atteggiamento di esclusione è iniziato.


    Impossibile evitare che degli pseudo-adulti facciano gli adulti, perchè non credo che, in alcuni casi, ci sia la possibilità di fargli conoscere ciò che ignorano.
    Non lo apprezzerebbero.

    Ma quando istruiscono i propri figli a farlo, è lì che io credo sia davvero difficile anche per un insegnante poter riuscire a mettere da parte queste differenze.
    Soprattutto se quello stesso insegnante è già poco considerato da quel genitore.

    Preoccupato di salvaguardare il proprio figlio da chissà quali mostri.

    Scommetto che stai pensando :

    “Se fossi stata zitta non sarebbe mai successo nulla!”

    E invece no.

    Perchè quando mia figlia è stata perseguitata da un coetaneo con chiare difficoltà comportamentali fino ad un grave episodio che ha fatto venir fuori tutto il resto.
    Ancora mentre con i terapisti recuperavamo la sua fragilità interiore…

    Ha reagito – perchè è così che le ho trasmesso – accogliendo di nuovo quel bambino al pari di qualsiasi altro.
    Con l’unica regola che, in caso di nuovi episodi difficili da sostenere, avrebbe dovuto chiedere aiuto anzichè tenersi tutto dentro.

    Giulia è diventata isolabile.

    Lei che non fa differenze con nessuno e che subisce i rimproveri dei maestri rivolti ai suoi compagni come fossero rivolti a lei.

    Ti starai chiedendo:

    “Che intenzioni hai?”

    Continuare ad insegnarle il bello della vita e delle piccole cose.
    Del valore del tendere una mano e del piacere di avere tutti i propri compagni intorno a sè.
    Della volontà di abbattere muri per costruire giardini di fiori.

    NON MI INTERESSA DIVENTI UN NUMERO, MA CHE FACCIA LA DIFFERENZA

    Perchè sempre meno bambini e adulti nella sua difficoltà sentano ciò che, in questo momento, sto provando io dentro al mio cuore e devo evitare arrivi a lei.

    Ecco quanto vale la tutela della privacy di mia figlia.

    E se vuoi spunti su come insegnare a tuo figlio la “vera” tutela della privacy, leggi QUI

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