• Sono una mamma normale mentre gioco con Giulia

    Punto e basta

    Volevo essere una mamma normale

    Cosa vuol dire essere una mamma normale?
    Se ti stai facendo questa domanda non sono sicura tu abbia ancora chiaro cosa significa essere semplicemente MAMMA.

    Essere mamma significa cambiare il proprio stile di vita – almeno in parte – in funzione di una nuova vita, che ha bisogno delle nostre attenzioni, del nostro sostegno per farsi strada nel mondo.

    Non è questo il compito di una mamma?

    Che sia italiana, straniera, giovane o meno giovane, di un bimbo dotato di attitudini “normali” o abilità particolari?

    Sia chiaro: anche io ho dovuto farmi forza quando è arrivata la diagnosi di Giulia.
    Ma non ho mai pensato “perché a me?”
    Solo “cosa posso fare?”

    Volevo essere una mamma normale, che fosse presente nella vita di sua figlia.

    Volevo essere una mamma presente.
    E il licenziamento senza giusta causa che ho subito devo dire che mi ha aiutato a decidere che era Giulia più importante e che altrettanto importante era il rispetto che mi era dovuto come donna e come mamma.

    Che se ne sarebbe fatta di una mamma sempre nervosa, ansiosa, presa dalla fretta?
    Giulia aveva bisogno di percepire serenità.

    Te l’ho già detto QUI : non ho mai pianto per lei davanti a lei.

    Quando ho pianto era perché ero stanca o demoralizzata per cose circonstanziate che mi sembravano, in quel momento, insormontabili.
    Ma non per lei e per il suo spettro.

    Volevo essere una mamma normale, invece sono mamma di Giulia e di Pablo.

    E’ il nome che Giulia ha voluto dare al suo “fantasmino”, che un giorno le ho spiegato abitare nella sua testolina e che ogni tanto la fa innervosire o non ascoltare.

    E’ bastata questa formula per accettare che Pablo quasi sicuramente rimarrà sempre lì.

    Non sono più da sola a custodire quel segreto.
    Giulia sa che c’è e si è fatta più forte. Ha solo 7 anni e mezzo e fa già tanto per contrastarlo e, come dice lei, “metterlo a dormire”.

    Volevo essere una mamma normale e non subire le occhiate giudicanti di altri genitori

    Temevo il primo giorno di asilo.
    Soprattutto quando mi proposi come rappresentante di classe per poter avere maggiore contatto con la scuola in virtù di Pablo (lo spettro) : cosa che dichiarai apertamente per cercare comprensione (non pietà).

    E’ stata la migliore cosa che potessi fare.
    Ho ricevuto accoglienza. Giulia si è distinta per la sua affettuosità e sono stati tre anni più facili del previsto, quanto a rapporto con le altre famiglie.

    Per assurdo, la scuola elementare è quella che ci ha riservato qualche diffidenza.

    Per fortuna, io che non ho mai abbassato gli occhi nel dire che ho una bimba con spettro autistico, non me la sono mai presa.
    Giulia va d’accordo con tutti i suoi compagni e, quando capiterà l’occasione, sarò io a farmi avanti per accorciare queste distanze tra adulti.
    Se si accorceranno bene, se non accadrà cresceremo consapevoli che noi siamo per dare amore a chi lo sa ricevere.

    Volevo essere una mamma normale.

    Ho trovato nella mia creatività una valvola di sfogo, un modo per evadere dalla routine immergendomi nei desideri di altre donne che cercano dalle mie creazioni la loro evasione.
    E’ grazie a molte di quelle storie che ho tradotto in oggetti che ho trovato motivi per sorridere anche quando la giornata non era stata delle migliori.
    E’ grazie alla mia creatività e al desiderio di renderla un’attività artigianale a tutto tondo che ho ripreso a studiare, a leggere, a cercare persone on line con le quali condividere le mie stesse motivazioni.
    E’ grazie alla mia creatività che ho scelto di realizzare giochi prettamente educativi che fossero utili non solo alla mia Giulia ma a tanti altri bimbi, senza distinzione di abilità.

    Solo bambini.

    Volevo essere una mamma normale.

    Volevo una figlia che fosse felice di stare con me. Che volesse fare tante cose insieme. Che sapesse stare senza di me e sentisse la mia mancanza.

    Volevo mi dicesse :

    “Mi dai un bacio di quelli che dicono quanto mi vuoi bene?”

    Ce l’ho.

    Sono una mamma normale

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