• Io che metto sulle spalle di Giulia lo zaino e sembra che la spingo

    Punti Esclamativi

    Ti spingo io!

    “Ti spingo io!” è la frase che riassume la prima cosa che una mamma in crosta impara quando scopre che nella propria vita è arrivato un altro “figlio”.

    Un figlio che si chiama spettro autistico e che arriva a casa tua sapendo già ciò che vuole.
    Sta a te conoscerlo, cercare di comprenderne le dinamiche e farlo sentire a casa sua o mandarlo via (a seconda di quello che comporta).

    Con Giulia è iniziato tutto di corsa, ma i risultati positivi del primo mese di terapia comportamentale mi hanno subito dato la spinta per fare sempre di più e di più.

    Non c’ è un attimo della nostra vita in cui io non penso e dico a lei : “Ti spingo io!”

    Ti spingo io!

    “Mamma, come faccio ad esprimere le mie emozioni?”

    Ricordo ancora quando scoprii su Internet il valore della psicomotricità e ne parlai con la neuropsichiatra di Giulia.

    Iniziammo un percorso lungo un anno che liberasse la sua fantasia e la sua emotività.

    Se ti dico che mia figlia ha imparato a buttarsi da un cubo morbido alto non più di 40 cm sul pavimento urlando perchè convinta di essere inseguita da un lupo?
    Se ti dico che mia figlia ha imparato ad immaginare che una pallina da tennis gialla poteva essere una pallina di gelato al limone dentro una ciotola?

    Ad ogni progresso che ha fatto io ero lì, fuori dalla stanza, pronta a cogliere una nuova sfumatura che l’avrebbe distaccata dalla rigidità e razionalità che gli imponeva il suo spettro.

    Oggi, 20/03/22, a 8 anni, abbiamo persino la “sorellina”, alias amica immaginaria.

    Ti spingo io!

    Non chiedermi, ma leggi i miei disegni…”

    Non so se sono riuscita in passato a raccontarti lo strazio che ho provato nello scoprire con qualche giorno di ritardo che Giulia stava soffrendo la lontananza momentanea dal papà.
    A tal punto da provocare una mia reazione attraverso disagi fisici che poteva evitare e che invece ci portarono due volte al pronto soccorso.

    Come abbiamo fatto ad uscirne fuori?

    Ascoltando chi quella situazione l’aveva capita e la poteva giudicare più oggettivamente di me.
    Ho dato retta alla Pediatra, che mi disse di ignorare le sue provocazioni perchè fisicamente non si sarebbe fatta del male e si sarebbe arresa notando la mia indifferenza.

    Ho dato retta alle sue terapiste, quando mi consigliarono di condividere con lei ciò che aveva disegnato per parlare a caldo di ciò che la faceva agitare, anche se apparentemente stavamo parlando di personaggi inventati.

    Ho chiesto aiuto alla persona che riteneva l’alternativa a me quanto a confronto : la sua maestra Anna (se vuoi approfondire cosa ha fatto in quell’occasione, fai un salto QUI.

    Se ti dico che per due mesi i nostri disegni insieme iniziavano con “C’è un prato…Un albero ….Una casa…E poi una bambina…”
    Era il nostro schema di base, che poi arricchivamo con i pensieri del momento.

    Ti spingo io!

    “Di chi mi posso fidare davvero?”

    Quando abbiamo iniziato la nostra vita qui, Giulia aveva perso gli adulti che oltre noi erano i suoi punti di riferimento e doveva conquistarne di nuovi.

    In famiglia, pur volendo loro bene, ci ha messo un po’ a considerare i nonni una fonte di sicurezza e protezione.
    Ha stretto un legame con la nonna, che è stata la prima a trovare la chiave di lettura per arrivare a lei e gestire eventuali piccole crisi.
    Ha imparato a conoscere il nonno e con lui usa il canale della condivisione di storie e racconti di viaggio, perchè sa quanto piace anche al nonno leggere, conoscere e sapere.

    Con gli insegnanti è stato amore a prima vista

    Mentre con i compagni si dimostrò ancora incerta.
    Quasi temesse eventuali critiche dei suoi coetanei.

    Si è rifugiata in quello che sa fare meglio grazie alla sua enorme sensibilità.

    Una delle sue migliori amiche è la sua compagna che ha più difficoltà di lei ad ambientarsi.

    E oggi continua a non vedere ostacoli tra loro, ma valutare cosa possono fare insieme.

    Rendendosi esempio positivo per gli altri suoi compagni.

    Ti spingo io!

    Mi puoi aiutare?”

    Ed eccoci alla cosa più difficile oggi per Giulia.
    Crescendo è cresciuto il grado di “difficoltà” cui ci espone lo spettro che è in lei.
    Che subdolo si impossessa della sua fragilità rendendole davvero difficile accettare che non tutto è facile da gestire.
    Che esiste la possibilità di provare e riprovare.
    E che esiste la straordinaria possibilità di chiedere aiuto, senza la paura che questo significhi ammettere di non essere stata capace e, quindi, essere motivo di delusione per l’adulto.

    Abbiamo pagato cara la sua incapacità di “farsi tirare fuori” da una situazione in cui era stata coinvolta da un compagno.
    E la cosa più bella che ne è venuta fuori – nonostante quello che è accaduto e quanto abbiamo fatto per recuperare – è che oggi sono grandi amici.

    Da un fraintendimento con l’insegnante con la quale aveva fino a quel momento meno confidenza è nata l’opportunità di avere ormai chiara la sua incapacità di chiedere aiuto a chi non sente come punto di riferimento (come può essere la sua insegnante di sostegno o la sua educatrice scolastica).

    Siamo fortunate però.
    Abbiamo delle opportunità incredibili.

    Ci sono terapiste sempre sul pezzo.
    Ci sono insegnanti sempre pronti ad accogliere spunti e trovare espedienti per semplificare la sua vita relazionale.

    E poi ci sono io.
    E il suo papà ovviamente.

    Ti spingo io!

    Mi viene in mente la canzone d’amore che Checco Zalone dedicò alla sua Angela nel film “Cado dalle nubi”.
    Lui cantava così (vai QUI e parti dal minuto e 31” e recitala- cantala con me)

    Angela, amore mio
    io e te per sempre insieme
    sia nella brutta che nella cattiva sorte amore
    Amore, io avrò cura di te
    ma no com a quella, Franco Battiato, la cura, a chiacchiere
    no Angela, io pagherò
    pagherò i migliori dottori per curare le malattie
    che ti colpiranno, perchè le malattie arrivano
    ragazzi non dobbiamo nascondercelo
    ma saremo in due a curarle le TUE malattie
    e quandanche saranno loro ad averla vinta su di te non dovrai mai temerle, mai, mai o mia bella
    la spingo io la carrozzella Angela

    Dovresti provare anche tu a dirti e dirgli o dirle “Ti spingo io!”

    E’ più naturale di ciò che pensi e ti dà la carica giusta per non mollare mai



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