• CAPITA-ANCHE-A-TE

    Punti di sospensione

    Alza la mano se capita anche a te

    Immagina la scena più classica del mondo di noi mamme.

    Ferme ferme davanti a scuola ,o al bar, con le “mamme-amiche” di terapia o sport.
    In mezzo alle chiacchiere scatta quasi sempre il classico pippone

    “A casa mia esistono le regole e deve rispettarle anche lui ( o lei)”

    Capita anche a te di ascoltarle come fossi ET appena arrivato a casa di Elliot?
    Capita anche a te di chiederti il senso di così tanta rigidità, aldilà dell’esistenza accertata di una difficoltà?

    Beh, se esiste un modo per dimostrarti che anche in questo possiamo vantarci di essere “diverse”, lo conosco io.

    Metterò a confronto la “mamma-tipo” ad un episodio della mia esperienza personale.
    E poi vediamo se, dopo aver letto, non continuerai serena verso il tuo obiettivo.

    1 – LA MAMMA DI FIGLI* NORMODOTAT* CHE SI VANTA DI ESSERE RIUSCITA A FAR RISPETTARE LE REGOLE A SUO FIGLIO DI SOLI 4 ANNI

    Mio figlio sa che i giocattoli non si portano a tavola.
    Ieri, a casa di amici, un bambino è arrivato a tavola con un peluche e mio figlio glielo ha fatto notare.
    Sono orgogliosa, significa che lui ha capito!

    CAPITO COSA?

    Che se porta un giochino a tavola ti trasformi in Medusa e perciò ha il terrore dei serpenti?
    O più semplicemente la tua regola è diventata un motivo, per lui, di dimostrarti che non ti deluderà mai?!?

    Giulia per circa 6 mesi, a quell’età, veniva a tavola con un peluche o il telefonino finto (quello con la dolce suoneria che tutti i genitori vorrebbero, alla 100ma volta che la sentono, gettarlo giù per lo scarico del 🚽).
    E poi a 5 anni è passata a quello vero, in cui aveva le sue app gioco.

    Noi non eravamo contenti e le nostre richieste rimanevano inascoltate, pena salto del pasto (minaccia che di solito fortifica le mamme dei normodotati che le fanno, ma che a noi arrivava direttamente da Giulia, già selettiva di suo col cibo).
    Abbiamo riflettuto e scelto la via migliore.

    Noi siamo due genitori tecnologici, anche se a tavola nessuno di noi utilizza il telefono.
    Il padre, quando è a casa, ci gioca.
    Io ci lavoro.
    Per Giulia la tecnologia è un atto della quotidianità.


    Dovevamo lavorare a farle venir voglia di rinunciare a tavola, scegliendo la tv come compagnia in alternativa a noi, fintanto che non si sentisse capace di reggere una conversazione.

    Pian piano tutto si è ridotto, fino a quando siamo arrivati in questa casa, dove la cucina è in una stanza a sè e questa è stata la scusa per dirle che nessuno di noi varca la soglia della cucina col telefono in mano.

    RISULTATO : DEVO STAR DIETRO AL PADRE ADESSO !!! 🤪🤪

    E a tavola tutti e tre insieme ci facciamo mille risate, raccontandoci la giornata

    2 – LA MAMMA DI FIGLI* NORMODOTAT* CHE SI VANTA CHE SU* FIGLI* NON RISPONDE MAI ALLA MAESTRA SE VIENE RIMPROVERATO

    Glielo ha insegnato lei, ad ascoltare a testa bassa, guardando per terra.

    SE C’E’ UNA COSA CHE RICORDO DELLA EDUCAZIONE ECCESSIVAMENTE RIGIDA CHE MI HA DATO MIA MADRE E’ IL FATTO DI DOVER GUARDARE A TERRA E MAI NEGLI OCCHI LEI MENTRE MI RIMPROVERAVA.

    Giulia mi guarda negli occhi quando le spiego più severamente qualcosa.
    Io non la minaccio, non la metto in punizione con la faccia al muro.
    Ma le spiego perchè non va bene fare una determinata cosa. Che conseguenze ha avuto e potrà avere se si ripete.
    Le basta il mio tono di voce per comprendere che “l’ha fatta grossa”, riflettere e sfogarsi con un pianto liberatorio.
    Per poi comprendere che ha sbagliato.
    Anche in questo caso ci abbiamo lavorato un bel po’, perchè Giulia prima parlava molto poco ed era difficile per lei farmi capire e per me capire se aveva capito e cosa stesse provando.
    Ma l’impegno è stato ripagato.


    NON C’E’ COSA PIU’ EDIFICANTE CHE VANTARSI DEL DIALOGO CON I PROPRI FIGLI

    E poi, cara mamma, se tuo figlio viene rimproverato spesso dalla maestra, chiediamoci se è più importante che ascolti i rimproveri o che li eviti comportandosi meglio, eehhh?!?

    Non sono certo qui a dire che l’educazione e il rispetto non hanno valore.

    Anzi, io ci tengo molto.
    Ma, allo stesso tempo, fin da quando è nata, ancor prima della scoperta della sua difficoltà, il mio rapporto con Giulia è stato instaurato sempre sulla base del dialogo.
    Voce ferma quando necessario, piccoli passi in avanti ogni volta che lei ne faceva di suoi nel riconoscimento delle sue abilità.

    Se c’è una cosa in cui credo fermamente quanto a educazione è l’emulazione.
    I nostri figli sono lo specchio del nostro comportamento.

    A Giulia non ho mai detto “mangia con la bocca chiusa”, “mangia composta a tavola”.
    La sua terza parola è stata GRAZIE in modo spontaneo. Poi è arrivato anche il saluto ovunque ci troviamo, perchè noi facciamo così (infatti quando non viene ricambiata chi lo fa non passa inosservato 😂 😂 )

    Non sono una campionessa, ma sono una mamma che vuole lasciare un’impronta positiva ad una bambina che sta faticando forse più di altri a farsi strada nel suo mondo.

    E anche se mi costa più fatica di 4 parole o di un urlo sono fiera dei risultati che abbiamo raggiunto.


    Abbiamo ancora tante cose su cui lavorare, ma la cosa bella è che so che lo faremo insieme.

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