• Punti di sospensione

    Questione di perseveranza

    Che tu ed io siamo per natura di mamme in crosta PERSEVERANTI è assodato.

    Nel momento in cui scopriamo la difficoltà di nostro figlio o figlia prendiamo in mano la situazione e, mosse da senso del dovere e amore miscelati insieme, partiamo alla conquista del mondo!

    E se Colombo non l’ha fermato nessuno e ha scoperto l’America, noi cosa abbiamo di meno di lui?
    Un “nuovo mondo” da esplorare e cercare di rendere il più possibile vicino al nostro. Non perchè il nostro sia sempre e comunque migliore, ma perchè è questa la società in cui loro dovranno vivere.

    Difficoltà permettendo, sono sicura che ti è capitato di rintracciare – da sola o con l’aiuto dei terapisti che seguono tuo figlio o figlia – il metodo che più spontaneamente consente a tuo figlio di adattarsi ai ritmi quotidiani o di esprimersi fin nel profondo, quando le parole mancano o non sono sufficienti a chiarire.

    Partiamo dai ritmi quotidiani.

    Ti spiego nel dettaglio il metodo in cui io PERSEVERO e ho così piena collaborazione da Giulia.

    E ci tengo a dirti che quando dico “ho piena collaborazione” intendo che usando questo personale metodo lei segue la routine ed assimila eventuali novità senza crisi funeste e soprattutto acquisendone importanza e significato.

    “5 minuti e andiamo in bagno”
    “1 minuto e andiamo in bagno”
    (giornate no!) ” 1 minutino piccolino”

    Giulia ha i suoi tempi e li vuole rispettati.
    Di conseguenza, quando si alza la mattina, deve prima svegliarsi con calma, alzarsi dal letto per andare a fare colazione, fare colazione senza stress e poi procedere con il resto.
    Per questa ragione, io la sveglio sempre con il giusto anticipo.

    Penso ancora a quando l’ho svegliata alle 5.00 per raggiungere il padre in vista dell’ordinanza del lock-down.
    Meno male che non conosce l’orologio, ma con la giusta dose di velocità (ho approfittato del semi stordimento e della voglia che aveva di vedere il papà) alle 5.50 eravamo già in auto, “colazionate”.

    “Giulia tra un pochino dobbiamo andare a far la spesa”
    “Mamma si lava i denti e mettiamo le scarpe per uscire”

    A volte uso l’ultima azione utile da compiere per darle il tempo necessario a comprendere che dobbiamo fare qualcosa.

    Una sorta di agenda visiva resa FATTIVA.
    Non è più faticosa, perchè mi dà l’opportunità di rapportarmi con lei, allo stesso tempo parlarle con le giuste parole (che le sono sempre utili per migliorare il linguaggio).
    Es. ” Alle 10.00 (guarda l’orologio e dimmi quando cambia) arriva Anna. Chissà che gioco ti farà fare oggi. Prepariamo i colori così siamo pronte?”
    E puntualmente lei mette del suo : “Mamma, le devo dire che ho perso un altro dentino!” oppure “Mamma, chiediamo ad Anna di leggere una storia nuova?”

    Questo metodo nel quale persevero ormai da 2 anni ha fatto sì che su molte cose l’attesa si è automaticamente ridotta.

    Ed è quel metodo del quale ti ho già parlato QUI, suggeritomi per altra cosa dalla sua prima terapista, che io ho “allargato a macchia d’olio”.

    Adesso tocca al metodo in cui spontaneamente PERSEVERA Giulia.

    Il disegno.

    Ho notato, all’inizio dell’anno – e in particolare quando la quarantena era alle porte – che Giulia si sedeva spesso a disegnare, cercando un attimo di solitudine.
    E quando tornavo a vedere cosa avesse disegnato, ecco che comparivano

    “papà vestiti da cuochi con la faccia arrabbiata”, “mamme che dicevano ai papà di stare tranquille che le bimbe sarebbero state brave”

    oppure

    “bambini felici di giocare insieme”, “cani nascosti nei cespugli per la disperazione delle loro padroncine”, “case da raggiungere con la strada tracciata”

    Quando ho capito che ogni disegno per lei è una vera necessità per sfogare ciò che è in profondità e spesso non viene fuori o non è facile da comunicare, mi sono unita a lei nel disegno e l’ho trasformato in un gioco.

    Lei guida e io disegno con lei.

    Ormai abbiamo una routine simpatica : io la prendo in giro, e lei lo sa e aspetta ridendo, perchè si inizia quasi sempre da “disegniamo un prato, poi un cespuglio, poi una bimba che cerca il suo cane prima di tornare a casa” (dici che sente la mancanza di Marghe anche se era più piccola quando lei era ancora con noi?!?).

    Questo la aiuta a volte a riflettere quando si può fare altro.


    Infatti adesso disegna ciò che ha letto o ascoltato da qualche parte e mentre lo fa racconta ad alta voce.


    Piuttosto che, ieri, per la prima volta, ha preso i tasselli di un gioco sulle emozioni propostole dalla sua educatrice comportamentale, e ha fatto, ai miei occhi di mamma in crosta, una MAGIA :

    Le grandi imprese vengono eseguite non con la forza ma con la perseveranza (Samuel Johnson)

    SIAMO O NO DURE COME UNA CROSTA DI MARZAPANE?!?

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